I grani strampelli nel mondo
A questo punto è dobbligo domandarsi che fine abbiano
fatto i frumenti Strampelli dopo il fascismo, e in quali altre parti
del mondo sono stati coltivati durante e dopo la sua esperienza
scientifica.
Difficile dare risposte complete in questo senso, sia per la parzialità
dei dati disponibili, che per il modificarsi dei nomi dei frumenti
in altri paesi, e per i successivi incroci genetici che questi hanno
subito.
Solo una attenta ricerca sui genotipi delle specie coltivate potrebbe
darci una risposta, ma questo, ovviamente, esula dal nostro campo
disciplinare che altro non può fare che raccogliere i dati
fino ad ora disponibili auspicando appropriate indagini nel campo
dell'attuale genetica agraria, e contestualmente può offrire
un contributo attraverso lausilio della documentazione storica
dalla quale è possibile dedurre i luoghi in cui i frumenti
creati a Campomoro sono stati sperimentati, almeno nella prima metà
di questo secolo.
Di certo negli anni cinquanta, ad oltre un decennio della sua morte
2.375.000 ettari, cioè a dire oltre il 50 % del totale della
superficie granaria italiana, era ancora coltivata con i frumenti
Strampelli ma, come ha notato giustamente il Montanari, se a tale
superficie si somma quella coltivata con frumenti creati dagli allievi
di Strampelli, e che hanno utilizzato i suoi genotipi, tale superficie
è stimabile in oltre tre milioni di ettari per una percentuale
di circa il 66%.
E che non si sia trattato di certo di un fatto di "moda"
come sosteneva Francesco Todaro negli anni venti, lo testimonia
il fatto che la produttività media per ettaro in Italia è
cresciuta in funzione diretta all'impiego concreto dei frumenti
Strampelli passando dai meno dei 10 q.li per ettaro nel triennio
1919-22 ai 12,6 come media del sessennio 1926 -1931, anni delle
prime applicazioni concrete dei suoi frumenti, per salire ancora
a 14,75 q.li nel periodo 1936-1939, e a 15,3 nel periodo 1949-51.
Si tratta di dati evidenti che, come abbiamo visto, si presentano
con diverse sfaccettature regionali, soprattutto per quanto riguarda
le differenze tra nord e sud, ma che mettono in chiara luce un elemento,
e cioè che è facile stimare, come alcuni hanno fatto,
che grazie ai frumenti Strampelli si sono prodotti in media oltre
20 milioni di quintali in più di frumento all'anno, il che
vuol dire considerando solo il periodo in cui egli ha operato, un
valore aggiunto in termini monetari di oltre 15 mila miliardi.
Se Strampelli ebbe la fortuna di avere a disposizione i suoi grani
da proporre al momento giusto in funzione della battaglia del grano,
non possiamo dire che fu altrettanto fortunato nell'aver operato
in quel contesto per un concreto successivo riconoscimento dei suoi
meriti.
Non c'è dubbio che egli anticipò di decenni la ricerca
scientifica italiana, e valga per tutti il dato che dopo oltre un
ventennio che la genetica agraria era stata alla base della rivoluzione
granaria del paese, solo nel 1948 venne bandito un concorso universitario
a cattedre di genetica, e occorrerà attendere il 1968 perché
se ne bandisse uno specificatamente dedicato al miglioramento genetico
delle piante.
Non pochi genetisti negli ultimi decenni hanno sottolineato che
la ben nota rivoluzione verde messicana condotta dal Cimmyt (Centro
Internacional de mejoramento de maiz y trigo), che nel 1970 fruttò
il premio Nobel al prof. Borlaung che colse l'obiettivo dell'autosufficienza
granaria in quel paese, l'aveva realizzata Strampelli un quarto
di secolo prima, e che quindi il suo non fu altro che il proseguo
del lavoro scientifico che si era svolto fin dall'inizio del secolo
a Rieti.
Se si tiene conto che Norman Borlaung ebbe a disposizione mezzi
finanziari e strutture di ben altro spessore di quelle che Strampelli
ebbe a disposizione a Rieti, e che i risultati che egli ha ottenuto
in Messico furono solo temporanei, ci si può rendere conto
della genialità dell'opera dello scienziato reatino.
Si notava di recente nel mondo della genetica:
Il Cimmyt in sostanza ha ripercorso le tappe di Strampelli con
vari decenni di ritardo, ma non solo! Certe acquisizioni come
la bassa taglia, l'insensibilità al fotoperiodo e l'incrocio
sistematico tra varietà invernali e varietà primaverili,
sono maturate nel corso di diversi anni. Nel caso di Strampelli
invece, il vero segreto, l'autentico colpo di genio, sta proprio
in quell'incrocio (capolavoro) triparentale (meglio chiamarlo
forse pentaparentale
Si tratta di un incrocio chiave, un
vero crogiolo genetico (melting pot).
Lo ricordava di recente il genetista americano Warren Kronstad
nel corso della quinta conferenza internazionale sul frumento che
si è tenuta ad Ankara nel 1996,
sottolineando come Nazareno Strampelli fu il primo studioso al mondo
ad utilizzare varietà giapponesi come l'Akakomughi.
Lo fece fin dai primi anni del '900 con l'obiettivo di ridurre l'altezza
del frumento e aumentarne la produttività, esattamente lo
stresso percorso seguito molto tempo dopo da Norman Borlaung.
Strana situazione quella della genetica agraria italiana degli ultimi
decenni che sembra essere affetta da una esterofilia e soprattutto
da un americanismo esasperato, dimenticando il suo principale maestro,
e dallo stesso mondo a cui essa guarda come l'unica luce possibile,
arrivano attestati di riconoscimento verso Nazareno Strampelli come
quello recente di Warren Kronstad.
Non ci competono giudizi nei riguardi di una importante disciplina
come la genetica, ma crediamo francamente che l'opera di Strampelli
vanti crediti non solo sul terreno della storia agraria per la quale
questo lavoro tenta in parte di porre rimedio, ma anche all'interno
della specificità disciplinare che ha contribuito a far nascere
e sviluppare in Italia e nel mondo.
Slavko Borojevic, professore di genetica presso l'università
di Novi Sad, e uno dei personaggi più accreditati della genetica
agraria internazionale, ha da sempre sottolineato la straordinarietà
scientifica dell'opera di Strampelli, cosi come altri studiosi italiani
come Angelo Bianchi, ed altri del dopoguerra come il suo principale
allievo Bernardino Giovannelli, Cirillo Maliani, Giuseppe Tallarico,
Viscardo Montanari, mentre solo pochi dell'ultima generazione ne
seguono le orme dimenticando come grazie a Strampelli la genetica
agraria italiana è stata per lungo tempo maestra nel mondo.
Se c'è un limite nell'esperienza di Strampelli, fu quello
di aver comunicato poco con il resto della comunità scientifica.
Le sue pubblicazioni sono scarse. Nessun volume, ma solo una certa
quantità di articoli in larga misura solo schede dei suoi
grani, quasi dovessero essere essi a parlare per lui.
Tale disattenzione appare ancor più ingiustificata se si
tiene conto che i frumenti Strampelli non appartengono al passato
ma continuano a vivere sia nei genotipi che egli ha creato incrociati
oggi con altri frumenti, sia nelle forme che egli stesso ha fissato
a Rieti, tanto che alcune varietà come il Senatore Cappelli,
Damiano, Aziziah, Mentana, Roma, Salto, S.Pastore,Villa Glori e
Virgilio, figuravano iscritte nel 1963 nel Registro nazionale
delle specie e varietà coltivate, e ancora nel 1981 vi figuravano
il Cappelli e S.Pastore.
Il genetista Angelo Bianchi ha indagato in questo senso sulle specie
coltivate in Italia dal 1972 al 1995 e i risultati sono sorprendenti.
Il frumento tenero S.Pastore, una delle ultime creazioni
di Strampelli, negli anni settanta era ancora il frumento maggiormente
coltivato in Italia e in numerose altre parti del mondo
E quando all'inizio degli anni novanta si riduce la percentuale
di superficie su cui viene coltivato, ciò avviene a favore
di altri frumenti come il Libellula, Marzotto, Irnerio, Mec
ecc., i quali hanno la caratteristica comune di possedere almeno
un genotipo dei frumenti Strampelli come il Villa Glori, L'Ardito,
il S. Pastore e il Damiano.
E per quanto riguarda i grani duri, tra i maggiori coltivati ancora
oggi sono il Capeiti, il Patrizio, l'Appulo, il Cresco ecc.,
ma nota Bianchi, in questo caso "
la dipendenza da Strampelli
è anche più stretta, peraltro per cosi dire monotona:
nessuna delle varietà, prime o seconde nella graduatoria,
ha potuto evitare di risultare generata, in una maniera o in un'altra,
dal Cappelli", il ben noto grano duro che Strampelli diffuse
nel contesto della battaglia del grano.
Difficile dire quanto siano stati, e, quanto ancora oggi, sono coltivati
i frumenti Strampelli nel resto del mondo.
Abbiamo provato a seguire le tracce delle diverse sperimentazioni
in altri paesi, e i risultati sono sorprendenti, tanto che i frumenti
creati nel laboratorio di Campomoro, in grandi o piccole quantità,
sono stati introdotti in ogni paese al mondo che avesse terra adeguata
a questa coltivazione.
Le porte internazionali si aprirono con Strampelli dopo il successo
del Carlotta, e soprattutto dopo il prestigioso premio ricevuto
dal 1919 dall'Accademia dei Lincei.
Allinizio fu Strampelli che cercò di sperimentare il
Carlotta in altre parti del mondo offrendone una piccola quantità
agli istituti sperimentali di diverse paesi, ma man mano la fama
dei risultati offerti da tale frumento raggiunse gran parte del
mondo agrario internazionale e perfino da Cuba giunse una richiesta
da parte del governo di quel paese che chiedeva di sperimentare
il Carlotta tramite la propria Estaction experimental agronomica.
Successivamente Strampelli non ebbe più bisogno di offrire
il suo grano per farlo sperimentare in altre nazioni, ma furono
esse stesse a rivolgersi costantemente a lui per ricevere i grani
creati a Rieti e valutarne l'applicazione.
Che i frumenti Strampelli fossero utilizzati nel lavoro di bonifica
agraria delle colonie italiane è cosa ovvia, e nel 1924 si
iniziarono prove colturali in Abissinia, mentre tra il 1924 e il
1926 in Cirenaica vennero sperimentati i grani Ardito, Luigia, Apulia,
Cervara, Potenziani, Riccio, Bersagliere, e la stessa cosa deve
essere accaduta anche in Libia se non altro perché a dirigere
i servizi agrari della colonia venne chiamato Emanuele de Cillis,
da sempre attento osservatore della ricerca di Strampelli
Nellannata 1926-27 venne istituito un campo di prova dallufficio
per i servizi agricoli della Cirenaica a Bendasi, e lanno
dopo altri ne furono impiantati in Somalia nei pressi di Mogadiscio
gestito dallufficio agrario locale, in Eritrea nei pressi
di Asmara, a Rodi, gestito dalla Direzione dellagricoltura
del governo di quel paese, in Libia a Toera, e a Tripoli.
Va anche detto che non poche furono le sperimentazioni dei frumenti
Strampelli in altri paesi africani come quelle attuate nel 1924
nella Colonia Meknes in Marocco con i frumenti Dauno, Cappelli,
Ardito, Apulia, Luigia e Cervaro, quelle realizzate con gli stessi
frumenti dal servizio botanico del Ministero dell'agricoltura tunisino,
e quelle del Stazione sperimentale di Bathurst in Sud Africa con
il Carlotta, l'Ardito il Varrone e il Rieti.
L'ambiente agrario italiano era orgoglioso dei risultati che Strampelli
otteneva nel mondo, tanto che il direttore dell'Italia Agricola
nel 1924 gli scrisse per comunicargli che il Departement of Agricolture
del Goouvernement of Western Australia, lo aveva portato a conoscenza
che il frumento Ardito aveva dato risultati eccezionali, e altrettanto
positivi erano state le sperimentazioni sugli altri grani sperimentati
in quel paese.
Nel 1923 il Dipartimento di botanica dell'università di Manitoba
in Canada iniziò a sperimentare la coltivazione del Rieti
745, mentre nel 1925 nella Stazione agronomica di Haina, del
Ministero dell'agricoltura di Santo Domingo si iniziò a sperimentare
il frumento duro Cappelli.
Sempre nel 1925 nel Tewfik Fahmy-Micologist del Ministero dell'agricoltura
egiziano si provarono diverse varietà, e la stessa cosa accadde
nella Estaciòn Central de Ensayo de Semillas di Madrid.
In Romania prima il prof. Jean Titzu, direttore della Station Metereologique
Agricole-Copou, poi l'agronomo N.Laulescu sperimentano il Carlotta,
l'Ardito, il Cervaro, il Marrone, il Rieti che Strampelli gli spediva
da Rieti
Anche in Uruguay le sperimentazioni dei grani Strampelli avvennero
per iniziativa ministeriale e devono avere avuto una notevole risonanza
se nel 1924 Jose Roina, delegato uruguayano dell'Istituto Internazionale
di Agricoltura, scrisse a Strampelli: "Il suo nome, illustre
professore, è notissimo nel nostro Pese" e si propone
di collaborare con lui per la diffondere ulteriormente i suoi grani
in Uruguay.
In Cile Negretti e Zambia, rappresentanti cileni dell'Istituto Internazionale
di Agricoltura, avevano introdotto da tempo i frumenti Strampelli
e, come Pacifico Toscano per l'Argentina, tendevano a proporsi come
suoi agenti in America Latina, e, anche attraverso la legazione
cilena a Roma, facevano forti pressioni a Strampelli perché
inviasse i suoi frumenti in Cile.
Di certo tra il 1924 e il 1926, come riferisce un rapporto dell'
Istituto Biologico de la Sociedad Nacional de Agricoltura del Cile,
iniziò la sperimentazione dei grani Carlotta, Ardito, Cervaro
Strampelli, Potenziani e Varrone.
In Grecia l'introduzione dei grani Strampelli avvenne tramite la
Società ellenica di agricoltura, e lo stesso Ministero dell'agricoltura
greca, con risultati notevolissimi tanto da far scrivere a J.Papandreus
che nel campo di Geraka in Attica, l'Ardito rese 660 Kg per ettaro,
contro i 350 della razza locale Del Deve mentre in Tessaglia il
rapporto fu 566 Kg.contro 356.
Già negli anni venti in Francia i frumenti Strampelli vinsero
un concorso internazionale al quale parteciparono 230 concorrenti
da ogni parte del mondo con 600 diverse varietà.
L'Istituto di patologia vegetale del Ministero dell'agricoltura
francese iniziò la sperimentazione del Carlotta, la Scuola
Nazionale di Agricoltura di Grignon quella dei frumenti Mendel,
Ardito, Varrone, Riccio, Apulia, Cervaro, Dauno, mentre il .Laboratorio
di botanica dell'universitè de Toulose, il Laboratoire Genelogique
e Agricole de Bézieres, i servizi agricoli del Bouches du
Rhone e lo Stabilimento Denaiffe, di Carignan si concentrarono prevalentemente
sull'Ardito. Anche la stampa specializzata francese si interessò
largamente ai frumenti Strampelli, e il Jurnal d'Agricolture Pratique,
riportò i risultati di una sperimentazione effettuata dalla
Società centrale di agricoltura nella quale il Carlotta aveva
primeggiato su tutti gli altri frumenti con un rendimento di 14,
80 quintali per ettaro contro i 12,20 del Bordeaux.
La Revue Agricole dedicò un apposito articolo alle creazioni
di Strampelli, e alle applicazioni in Aquitania dove vennero impiegati
il Carlotta, l' Ardito, il Varrone e il Vittorio Veneto, e il Bolletin
Mensil du Comice Agricole de Castres si soffermò specificatamente
sul frumento Carlotta.
Nel 1924 arrivò a Rieti una delegazione di studiosi francesi,
della quale facevano parte M Rouart, presidente dell'Office agricole
du Sud-Ouest, M. Nicolas, professore di agraria all'università
di Toulose, M. Séverac, responsabile dei servizi commerciali
della Compagnie du Midi, il prof. Serin, e M.Maylin, Prèparteur
a la Station d'essais de semences di Parigi, e di questa esperienza
venne pubblicato un lungo resoconto negli Annales de la Science
Agronomique française et etrangère.
Nel 1930 alcuni imprenditori italiani che operavano nel settore
agricolo in Francia richiesero a Strampelli l'esclusiva per l'importazione
dei suoi frumenti per quel paese e per la Spagna.
Essi riferivano come, specialmente nel sud-ovest della Francia,
i frumenti precoci creati a Rieti avevano conquistato uno spazio
di tutto rilievo andando spesso a soppiantare i frumenti distribuiti
dalle ditte Villemorin, Tourneur e Frères che gestivano in
qualche modo il monopolio frumentario francese .
Era quindi necessario costituire una apposita società che
provvedesse a coordinare l' importazione e a diffondere capillarmente
i frumenti Strampelli in Francia dove potevano conquistarsi uno
spazio di mercato decisamente rilevante.
In Messico gli esperimenti sui grani Strampelli si dovettero interrompere
a causa della rivoluzione che impedì di ritirare il carico
partito da Rieti, ma ripresero subito dopo per iniziativa dell'ingegnere
Marte R. Gòmez, direttore del Poder Ejecutivo Federal, e
quindi della Direzion General de Agricoltura dell' Estado de Coahila
de Zaragoza che avviò la sperimentazione dei frumenti Carlotta,
Varrone, Ardito, Gregorio Mendel, Baionette, Apulia, e Cervaro.
In Brasile, come testimonia una relazione dell' agronomo Joao Grochowalski,
il Carlotta era stato sperimentato fin dal 1923, mentre l'Istituto
Cantonale di Mazzana nel Canton Ticino sperimentò a lungo
l'applicazione dell'Ardito
L' Istituto per l'allevamento delle piante dell'Università
di Zagabria sperimentò tutte le varietà che Strampelli
riuscì ad inviargli da Rieti, cosi come l'Istituto Nazionale
Turco di Selezione mentre l' Institute of applied botany & new
cultures bureau of introdution di Leningrado, propose all'istituto
reatino una collaborazione sperimentale sul mais. (
Nel 1934 i frumenti Strampelli erano tra i più coltivati
del Portogallo, soprattutto nei distretti di Portalegre e Evora
dove si faceva largo uso delle varietà Mentana, Ardito, Carlotta
Strampelli, Vittorio Veneto e anche in modo significativo del Rieti.
In modo particolare la Estación Agronómica Nacional,
nata nel 1936, e la Estación para la Mejora de Plantas di
Elvas, realizzarono nel 1942 diverse altre ibridazioni utilizzando
i frumenti Strampelli come il Villa Glori e l'Ardito incrociati
rispettivamente con il Precoce e il Manshots.
Ancora più evidente è stato questo processo in Spagna
dove i frumenti Mentana, Damiano Chiesa, Villa Glori, Ardito, Zara
ed altri, sono stati incrociati con frumenti locali e africani dando
vita a numerosi altri tipi largamente impiegati.
Slavko Borojevic, riferisce come tra il 1956 e il 1957 furono importate
in Jugoslavia campioni di ben trenta varietà italiane, e
decine di altre provenienti dalla Francia, Grecia, Austria ed altre
parti del mondo.
L'obiettivo era quello di verificare quale fosse il frumento migliore
per un clima freddo come quello dell'ex Jugoslavia.
Tra tutte primeggiò il S.Pastore che Strampelli aveva creato
molti anni prima tanto che "
in pochi anni divenne la
varietà leader del paese" e altrettanto successo questo
frumento ebbe in Ungheria, Romania e Bulgaria.
Zhou Xiangchun ha di recente riferito riguardo all'utilizzo dei
grani Strampelli in Cina dove furono introdotti negli anni trenta
in occasione di una mostra agraria allestita a Percival.
Vi furono esposti i famosi "grani della vittoria", il
Villa Glori, il Mentana e l'Ardito che, successivamente moltiplicati,
furono messi a coltura.
Il primo che trovò largo impiego fu il Villa Glori che, sotto
il nome cinese di Zhongnong 28, venne impiegato fin dal 1938 nella
provincia sud-occidentale di Sichuan, seguito dalle altre due varietà
nelle medie e basse aree del fiume Azzurro.
Ma la vera applicazione su larga scala i frumenti Strampelli l'ebbero
dopo il 1949, quando nel contesto della rivoluzione maoista la superficie
granaria della Repubblica popolare venne aumentata del 30% coprendo
una superficie di oltre 30 milioni di ettari.
I frumenti Strampelli, insieme ad alcuni altri italiani che, come
abbiamo visto, derivano in ogni caso geneticamente da quelli di
Strampelli, contribuirono a far sì che la produzione media
per ettaro in Cina aumentasse di ben cinque, volte passando dai
7 ai 35 q.li.
Cosi i grani che in Italia erano stati gli artefici della battaglia
del grano, vero e proprio simbolo della cultura fascista, in Cina
furono al servizio della rivoluzione maoista.
Dalla provincia di Sichuan le varietà Strampelli già
introdotte, alle quali si aggiunse successivamente il S.Pastore,
si diffusero progressivamente nelle vallate del fiume Azzurro, quindi
in quelle del fiume Giallo e in quelle del fiume Huai, in un territorio
vasto circa dieci volte l'Italia.
Il frumento Mentana che in Cina ha assunto il nome di Nanda 2419,
nel 1961 era ancora coltivato su una superficie di oltre 70 milioni
di Mu, cioè a dire circa 4.666.000 ettari, all'incirca l'intera
superficie granari italiana, e dalle operazioni di breeding effettuate
successivamente, scaturirono ben 110 diverse nuove qualità
di frumento: 31 derivarono dall'Ardito, 28 dal Virgilio e 20 dal
S.Pastore. Complessivamente ben 189 diverse qualità di frumento
coltivate in Cina derivano direttamente dai frumenti che Strampelli
creò a Rieti, e il numero è di certo approssimato
per difetto se si tiene conto che una indagine del 1992 del genetista
Zheng ha messo in luce che oltre 600 qualità di frumento
con pedigree noto, coltivate attualmente in Cina possiedono almeno
un genotipo italiano, ed è facile immaginare quanti di questi
derivino direttamente e indirettamente dai grani Strampelli.
Cosi, come sottolinea ancora una volta Zhou Xiangchun, altre varietà
introdotte in Cina fine alla metà degli anni '70, come i
frumenti cileni Orofen e Rulofen altro non sono che le creazioni
in linea diretta del Mentana.
E se a questo si aggiunge che le varietà Strampelli sono
state largamente utilizzate nel breeding cinese, sia in termini
di incrocio con altre razze, che di selezione diretta, ha di certo
ragione chi ha sostenuto che "
per la Cina il vero e unico
"Cimmyt" è stato il breeding italiano grazie a
Nazareno Strampelli e ai breeders venuti dopo di lui"
Negli anni venti si impiantarono numerosi campi di orientamento
e di prova allestero tra i quali quelli francesi di Valence
sur Rhone, quello della Station dessais de semences di Parigi
diretta dal Prof. Emile Schribaux e di Roye, questultimo per
iniziativa del Prof. Roaul Lamaire,
e quello della Station Central dAmemoration del Plates de
Grand Cuture nei pressi di Versailles, oltre a due in Corsica, il
primo per iniziativa della Direzione dei servizi agricoli della
Corsica, e laltro gestito dalla Scuola dagricoltura
di Aiaccio.
In Romania un campo di orientamento era curato dal Prof. M.Saulescu,
e un altro, nei pressi di Bucarest, fu impiantato per iniziativa
dellon.Alexsander Algin dell Accademia di Agricoltura.
In Germania un campo venne impiantato e curato dal Prof. T. Roemer
a Halle, Saale, e un altro dal dott. W.Bausse, che per altro era
delegato dellIstitut International dAgricolture.
In Turchia ne esisteva uno nei pressi di Adona, un altro in Lettonia
curato dalla Sole Kcijas Staxija e un altro ancora in Spagna a Pamplona,
curato da Don Carlos Eugui Barricola.
In Grecia abbiamo trovato notizie di almeno tre campi di orientamento
e prova, uno a Larissa per iniziativa della Stazione di miglioramento
delle piante diretta dal Prof. Papadakis, laltro nei pressi
di Atene curato dal dott. A. Parastevopulos, e lultimo curato
dal Prof. Stravros, Direttore della Scuola Superiore di Agricoltura
di Atene
In Olanda liniziativa di istituire un campo di orientamento
dei frumenti Strampelli lassunse l Istitut pour lamelioration
des plantes nei pressi di Wageninghen, mentre il Prof. Egidio Gaetano
Rebonato ne impiantò uno a Saltillo Coah in Messico.
Il conte N. Brettan fece lo stesso a Tangeri, e il dipartimento
agricolo australiano ne impiantò uno nei pressi di Sidney,
cosi come quello indiano che fece lo stesso nei pressi di Burna,
mentre in Sud Africa se ne impiantò uno per iniziativa del
Commissariato agricolo.
Va poi detto che una notevole quantità di frumenti Strampelli
furono esportati direttamente dall'Associazione Riproduttori Sementi
di Rieti, per altro in quantità notevoli come si deduce dalla
tabella seguente relativa al riepilogo per la quantità esportata
dei diversi frumenti, anche se non se ne conosce la destinazione.
[Visualizza
la tabella]
Abbiamo già detto che non è di nostra competenza
dar conto dell' impiego dei frumenti Strampelli nel mondo, soprattutto
perché, in tale percorso dindagine, lattestazione
documentaria dellintroduzione di un determinato frumento,
è solo uno degli anelli al quale occorrerebbe aggiungere
quelli del successivo impiego delle specie coltivate dopo le fasi
sperimentali e di moltiplicazione, e ancor di più il discorso
si pone all esterno del nostro campo disciplinare, quando
si tratta di indagare sulle operazioni di breeding effettuate in
loco sia tra i frumenti Strampelli e le razze locali, sia tra queste
ed altri frumenti importati da altri paesi ma che a loro volta altro
non sono che il risultato di incroci con i grani dello scienziato
reatino.
Quanto abbiamo esposto è solo il primo livello di attestazione
utile comunque a testimoniare lo straordinario ruolo avuto dai frumenti
Strampelli nella granicoltura mondiale.
Un ruolo sul quale varrebbe forse la pena indagare, e non tanto,
o quantomeno non solo, per misurare quanto quei frumenti italiani
creati in quella fucina di Campomoro, abbiano contribuito allo sviluppo
della cerealicoltura di altri paesi, ma anche per apporre un'altro
tassello in quel mosaico di crediti che la figura di questo scienziato
riteniamo possa ancora legittimamente vantare.
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